La Voiello, da eccellenza napolitana a marchio italiano
di Maria Carannante
Introduzione
Con l’industrializzazione italiana, si è innescato un processo di assorbimento delle imprese napoletane da parte di gruppi del Centro-Nord italiano. Le cause non necessariamente risiedevano in una maggiore forza di essi, ma nelle scelte di politica economica italiana, o scelte di investimento estere. Quest’ultimo caso riguarda la Voiello, impresa dapprima artigianale e poi industriale operante nel settore pastaio, che ha subito l’assorbimento da parte della Barilla, attraverso il controllo di una multinazionale americana che aveva interesse ad avviare un processo di concentrazione di vari settori dell’industria alimentare in Europa.
La conquista di Napoli e dell’Italia
Tutto ebbe inizio con una storia d’amore, intrecciatasi con l’ondata migratoria che Napoli conobbe a partire dalla metà del Settecento. August VanWittel, tecnico ferroviario, abbandonò il canton Berna nel 1839 per dedicarsi alla Napoli-Portici e per non farvi più ritorno. [1] Né in patria, né alla ferrovia. A Torre Annunziata, incontrò la Rosetta Inzerillo, futura sposa e figlia di un pastaio, con la quale nacque un “maccheronico idillio”. VanWittel abbandonò le officine di Pietrarsa per dedicarsi al pastificio. L’attività di famiglia andò avanti fino al 1879, data di nascita de “l’Antico Pastificio Giovanni Voiello”. Concentrando la produzione solo un tipo di pasta e cambiando il nome della famiglia e del pastificio in Voiello, Giovanni, nipote di August, fu probabilmente un involontario precursore delle strategie di marketing. [2]
La produzione del pastificio Voiello si differenziava rispetto alle altre del circondario per la ricerca del grano più pregiato. Fu così che il pastificio si meritò il titolo di fornitore ufficiale della famiglia reale, nonché di buona parte dell’aristocrazia e delle personalità eminenti della provincia di Napoli. [3]
Il successo avuto nella capitale sollecitò l’ampliamento ai mercati internazionali. Nei primi anni del Novecento la Voiello si impose alle fiere e aprì concessionari nelle principali città del Centro-Nord. Ulteriori possibilità di crescita furono interrotte dalle due guerre e dal cambiamento del tessuto economico italiano. Fu l’inizio della crisi. [3]
Il dopoguerra e lo “sbarco americano”
La Voiello, non essendo riuscita a portare a compimento gli ammodernamenti di cui aveva bisogno a causa della guerra, non riuscì a trovare spazio nella nascente grande distribuzione, che modificò i rapporti tra produttori e consumatori. Continuare a puntare sull’eccellente qualità delle materie prime non fu sufficiente a mantenere la propria posizione e negli anni ’60 la produzione calò drasticamente. [3]
Quella della Voiello non fu l’unica crisi. In quegli anni la Barilla si indebitò fortemente a causa di un investimento non andato a buon fine. Nata come impresa fornaia, entrò nel settore pastaio solo nel dopoguerra, affermandosi nel mercato emiliano, ma senza riuscire ad espandersi al di fuori dell’area di origine. L’investimento nel nuovo stabilimento di Pedrignano, allo scopo di diversificare la produzione, ne causerà il forte indebitamento che spingerà la famiglia a cedere la proprietà alla multinazionale chimica W. R. Grace & Co. [4]
In quegli anni, la Grace & Co. era interessata ad investire in differenti mercati alimentari per ridurre i rischi derivanti dalla natura ciclica del mercato dei fertilizzanti. Fondò così la “General Food of Europe”, con lo scopo di creare dei grandi poli industriali alimentari in vari settori e regioni d’Europa, entrando, tra gli altri, nel settore del cioccolato nei Paesi Bassi e nel settore dei gelati in Danimarca. [5] Nel 1971 assunse il controllo della Barilla, con la quale entrò nel mercato italiano della pasta. [4] Fu tramite la gestione americana che la Barilla passò da piccola impresa locale a grande impresa italiana prima e multinazionale poi.
Nel 1945, Barilla – che negli anni Venti e Trenta era una delle principali realtà industriali emiliane – non aveva alcuna quota di mercato in Italia. Pertanto l’espansione è ripartita dall’ambito regionale per poi abbracciare il Nord e il Centro. L’ultima fase, la più difficile ed economicamente onerosa, è stata l’affermazione nel mercato meridionale. Una “conquista” realizzata negli anni Ottanta, ma le cui premesse furono poste nel 1975, con l’acquisizione della Voiello, durante il periodo di controllo statunitense di Barilla. [6]
La Voiello, quindi, fu la prima di una serie di imprese napoletane che furono inglobate nel nascente gruppo Barilla, grazie alla gestione della Grace & Co., che ha apportato capitali e innovazione necessarie alla crescita e all’affermazione del gruppo in ambito internazionale. La Grace & Co. abbandonò il mercato italiano nel 1979, a causa della legislazione italiana che rese il costo dei salari e della pasta eccessivamente alti, rivendendo le quote ai proprietari originari. [7] Il gruppo Barilla utilizza ancor oggi marchio Voiello per operare nel segmento di mercato della pasta di qualità eccellente.
Conclusioni
La Voiello e la Barilla, oltre al settore in cui operano, ebbero in comune una profonda crisi legata al cambiamento del tessuto economico negli anni del miracolo economico. L’acquisto della prima da parte della seconda non è, alla luce dei fatti, riconducibile a una maggior efficienza, ma si intrecciò con gli interessi della Grace & Co. di accrescere la concentrazione nel settore alimentare. La scelta di utilizzare come capogruppo la Barilla piuttosto che qualsiasi altra impresa operante nel settore non sembra essere legata neppure ad eventuali potenzialità che presentava l’impresa, avendo introdotto sistemi di gestione e comunicazione innovativi proprio grazie alla gestione americana. La crescita di Barilla a scapito delle altre imprese è dovuta, quindi, ad interessi esterni a quelli del mercato italiano.
Riferimenti
[1] Ruggero, C., “Voiello/ La famosa pasta ha le radici in Svizzera. La storia”, su “Affari Italiani”, sez. Cultura, 10 Gennaio 2010.
[2] Gehring, F., “Napoletana? Quando mai? La pasta Voiello è svizzera”, su “Swissinfo”, 4 Gennaio 2007.
[3] Gandolfi, M., et al., “Con il Grano e con il Bronzo”, Grafiche Step, Parma 2010.
[4] Gonizzi, G., “Barilla: centoventicinque anni di pubblicità e comunicazione [1877-2002]”, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2003.
[5] Gant, T., “International Directory of Company Histories”, Vol. 50, St. James Press, Farmington Hills MI 2003.
[6] Caracciolo, L., Maronta, F., “Malgrado tutto, a tavola l’Italia è una potenza”, su “La Repubblica”, sez. Parma, 20 Maggio 2011.
[7] Simchi-Levi, D., et al., “Designing and managing the Supply Chain: Concepts, Strategies and Case Studies”, McGraw-Hill, New York 2002.
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